di Caterina Perniconi*
“Siamo tantissimi, ho faticato a trovare lo spazio per mettere la firma”. Il deputato democratico Andrea Sarubbi è uno dei circa 80 parlamentari bipartisan che diranno “no” a nuovi vertici dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni scelti dall’alto. Ruoli cruciali e dalla durata di sette anni, che hanno bisogno di competenze certificate per operare indipendentemente dalla politica, come nello spirito di garanzia delle authorities. Il primo voto per il dopo-Calabrò, sul quale anche l’Onu ha chiesto all’Italia maggiore trasparenza, è atteso mercoledì alla Camera. “Al momento di esprimerci avremmo ricevuto un sms sul telefonino con il nome del candidato prescelto Furio Colombo, un altro dei firmatari in quota Pd – ma il trio ABC (Alfano, Bersani, Casini, ndr) non può prendere una decisione del genere senza assemblee e discussioni”. Per questo motivo Beppe Giulietti ha chiesto la sottoscrizione di un appello al presidente della Camera, Gianfranco Fini, affinché venga assicurata la trasparenza delle nomine. “È stata un’iniziativa improvvisata in mezz’ora – spiega il portavoce dell’associazione Articolo21 – se avessimo avuto più tempo avremmo raccolto il doppio delle firme. Ma l’importante è che il messaggio sia arrivato e sia chiaro.
IL MESSAGGIO è una richiesta a Fini “ affinché attivi tutti gli strumenti procedurali, eventualmente anche sulla base di un parere della Giunta per il Regolamento – si legge nell’appello dei deputati – perché le nomine dell’Agcom che la Camera si appresta a effettuare la prossima settimana rispondano a criteri di trasparenza e di professionalità”. Dopo il voto di Montecitorio toccherà a Palazzo Madama. Ogni Camera eleggerà due commissari, senza alcuna discussione in aula, mentre il presidente verrà nominato direttamente da Mario Monti e poi sottoposto a votazione pubblica in commissione Trasporti. “La cosa incredibile – spiega Giulietti – è che non c’è confronto sui quattro commissari, mentre sarà discussa la nomina del presidente. È un meccanismo inammissibile”. E per provare a scardinarlo “è necessario che prima del voto in aula si presentino le candidature e che queste possano essere valutate e discusse – si legge ancora nel-l’appello, firmato tra gli altri da Linda Lanzillotta, Benedetto Della Vedova, Arturo Parisi e Flavia Perina – sarebbe inaccettabile una procedura in cui i deputati fossero chiamati a votare nomi scelti, al di là delle qualità professionali delle singole persone, secondo logiche spartito-rie e opache”. La spartizione avrebbe prodotto un commissario in quota Pdl (crollata l’ipotesi Zeno Zencovich, l’estensore della legge Gasparri, che avrebbe accettato solo il ruolo di presidente, in pole position c’è l’attuale commissario Antonio Martusciello che può essere rieletto perché ha coperto meno di metà mandato), e un Udc (tra Rodolfo De Laurentiis, già consigliere Rai, e il deputato Luca Volonté) eletti alla Camera. Al Senato sarebbe stata la volta di un commissario in quota Pd (tra i papabili il docente di Telecomunicazioni Maurizio Decina, voluto da Massimo D’Alema e un altro professore esperto del settore, Antonio Sassano) più un quarto commissario scelto in accordo tra i partiti. Per quanto riguarda la presidenza, i nomi in corsa sono quello dell’attuale sottosegretario di Palazzo Chigi, Antonio Catricalà, già a capo dell’Antitrust, ma anche due super-tecnici: Marcello Cardani, professore di Economia politica alla Bocconi e membro del gabinetto di Monti in Europa dal ‘95 al ‘99 e Fabio Colasanti, ex direttore generale della Società dell’Informazione della Commissione europea.
MA LA DIFFERENZA potrebbe farla un outsider: Stefano Quintarelli, ex imprenditore ora nel gruppo Sole 24 Ore, già consigliere per la comunicazione di Pd, Pdl e Lega, ha raccolto più di 11 mila adesioni su Internet relative alla sua candidatura per l’indiscutibile competenza sulla materia. “È questo lo spirito con cui vorremmo le nomine – conclude Giulietti – tra i curricula che presenteremo ci saranno certamente il suo e quello dell’avvocato Guido Scorza”. La Presidenza della Camera ha prontamente risposto all’appello dei parlamentari specificando che Fini “aveva già chiesto ai capigruppo di far pervenire alla Presidenza i curricula dei candidati per l’Agcom, nella logica della qualità e della trasparenza”. Anche perché i temi che l’Authority dovrà affrontare nei prossimi sette anni sono di particolare delicatezza: dalla transizione delle telecomunicazioni sul digitale alla difesa del copyright sulla Rete, anche se il nodo politico più importante resteranno naturalmente quello delle frequente televisive.
* Pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 18 maggio 2012