Il libro “Il Casalese” – ascesa e tramonto di un leader politico di Terra di lavoro-, edito dalla piccola casa editrice “Cento Autori” resta nelle librerie. Nessun sequestro e nessuna distruzione. Il giudice del Tribunale civile di Napoli Anna Giorgia Carbone, accogliendo la prima delle contestazioni mosse dalla difesa della casa editrice, si è dichiarata incompetente. Il libro narra – senza censure – l’escalation al potere del deputato Nicola Cosentino, già sottosegretario all’Economia con delega al Cipe nel governo Berlusconi e le fortune della sua famiglia.
E proprio un fratello dell’uomo politico l’imprenditore Giovanni Cosentino aveva denunciato la casa editrice e lo stampatore chiedendo nell’atto di citazione un risarcimento danni di un milione e duecentomila euro, il sequestro e la distruzione del testo. Il giudice nel dispositivo rimanda la materia alla Sezione ordinaria perché ha ravvisato che i legali dell’imprenditore si fossero impropriamente rivolti alla “Sezione specializzata in materia di proprietà industriale ed intellettuale”. Sarà dunque, a questo punto, una Sezione ordinaria a dover esaminare il secondo motivo dell’opposizione dell’editore alla procedura d’urgenza (art.700 del codice di procedura civile). Per ora l’editto casertano non è passato.
Il manoscritto curato da nove giornalisti professionisti contiene una biografia non autorizzata dell’ex potente coordinatore campano del Pdl, che da consigliere comunale di Casal di Principe è arrivato al governo con Silvio Berlusconi. Una straordinaria carriera politica stroncata dalle rivelazioni di sei pentiti che lo hanno indicato come il referente nazionale della più sanguinaria e potente tra le cosche della camorra: il clan dei Casalesi. Il racconto è aggiornata fino alle ultime vicende processuali e politiche che hanno visto Cosentino “scansare” – grazie al voto favorevole della Camera dei Deputati – due richieste di arresto per reati come l’associazione esterna. E sul parziale pronunciamento del giudice in una nota il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, sottolinea “l’importanza che il giudice abbia respinto ogni forma di censura nei confronti di un libro, scritto da nove giornalisti, che rappresenta un irrinunciabile documento per l’informazione”.